Codice civico
Categoria (tipo)
Edificio di Culto
Denominazione
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano
Denominazione originale
Chiesa di San Damiano
Ubicazione
Circoscrizione
Centro
Indirizzo
Vico dietro il Coro di San Cosimo 16, Genova, 16123.
Notizie storiche
Data (fondazione):
1049
Utilizzazioni
Attività (uso attuale)
Edificio di Culto
Uso storico
Edificio di culto
Storia
Cosma e Damiano erano due fratelli medici martirizzati nel 287 in Cilicia, regione dell’Asia Minore. Nel luogo del martirio Giustiniano fece erigere una basilica dedicata ai due santi e il loro culto si propagò in Occidente, arrivando anche a Genova, dove nel 1269 le reliquie di S.Damiano furono portate da un Enrico Mallone e Nicolò Spinola da Costantinopoli. Si può però ipotizzare che la dedicazione originaria fosse rivolta a quel S.Damiano che, nel VII secolo, si adoperò per la conversione dei Longobardi al cattolicesimo e diventò il primo vescovo cattolico di Pavia dopo la parentesi ariana. In effetti i primi documenti relativi alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano la menzionano semplicemente come ecclesia sancti Damiani, mentre il doppio titolo compare solo a partire dal XIII secolo, probabilmente in concomitanza con il trasporto da Costantinopoli a Genova delle reliquie del santo medico. La zona intorno alla chiesa fu abitata in età medievale da famiglie dell’aristocrazia, legate, in età carolingia, alla presenza del vescovo a Genova che trovava in questi domini un appoggio alla sua politica. La chiesa è situata a metà tra le due parti più antiche della città, ossia alle pendici occidentali della collina di Castello ed ai limiti orientali del castrum romano.Il primo documento che comprova l'esistenza della chiesa reca come data il 21 aprile 1049 che è probabilmente l'anno della sua costruzione, mentre al 1147 risale probabilmente la funzione di parrocchia. Nel 1661 la chiesa viene trasformata in abbazia per l’intervento della marchesa Anna Maria Maddalena Grimaldi (come recita una lapide posta sul pilastro destro).
Struttura architettonica
Esterni
La facciata è divisa in tre parti unificate in basso da uno zoccolo nel quale erano ricavate, due per parte, quattro tombe con arcate a tutto sesto (prima fase dei lavori nel XII secolo), mentre a quota più alta, a destra del portale, una tomba, detta “tomba del Barisone”, con arco ogivale su colonnine con paramento murario in marmo bianco alternato a pietra nera di Promontorio (seconda fase dei lavori nel XIII secolo). La facciata a capanna in origine, la quale presenta anche tre finestroni semicircolari aperti nel XVII secolo al posto delle aperture originarie (in seguito all’abbassamento del tetto della navata mediana), terminava probabilmente con un coronamento ad archetti pensili. Il portale strombato ripropone, nella fascia capitellare continua, lo schema del S.Gottardo della cattedrale di S.Lorenzo ed è databile al 1150. L’architrave è realizzato con un pezzo di reimpiego di età romana, caratteristica tipica genovese e di intento nobilitante, in seguito decorato nella parte liscia con un intarsio lapideo cosmatesco. La torre nolare, composta su due ordini, il primo di semplici monofore e il secondo di bifore, è ricoperta da una cupola ottagona e risale all’ultima fase costruttiva risalente al XII secolo, epoca alla quale risalgono anche i rifacimenti di alcuni elementi architettonici dei due portali laterali.
Interni
La chiesa, vittima del bombardamento navale francese del 1684, subì la ricostruzione delle coperture. Appartengono infatti a quell’epoca le volte a crociera in laterizio e intonaco sulle tre navate (risalgono a quest’epoca tutte le parti in mattoni presenti anche in latre parti dell’edificio). Originariamente, come dimostrano le chiese genovesi coeve, la copertura era a capriate lignee (e posta ad un’altra quota) e poggiava sulle sei colonne (tuttora esistenti) a rocchi alternati bianchi e neri rispettivamente in bianco di Carrara e pietra nera di Promontorio e decorate da capitelli decorati a foglia d’acqua. La zona absidale è costituita dal transetto e dalle tre absidi che, non immuni da qualche alterazione nelle parti più alte, appaiono di costruzione più antica delle navate. L’abside centrale risulta ben più alta di quelle laterali ma tutte e tre hanno la stessa profondità, soluzione dettata probabilmente anche dalla necessità di rispettare il percorso viario in quanto esso rappresentava il collegamento fra la zona del castrum e il porto. Il transetto non sporge lateralmente dai fianchi della chiesa, ma si eleva oltre i tetti delle navate minori ai lati del quadrato di base della torre nolare, anche quest’ultima restaurata nel XVII secolo.
Opere notevoli
Tra le opere pittoriche sono da notare i dipinti raffiguranti Ester e Assuero di Bernardo Castello (XVI secolo) e I Santi Cosma e Damiano guariscono gli infermi di Gioacchino Assereto (XVII secolo). Quest’ultima, opera di grande interesse, è l’unica conservata nella chiesa attribuita a questo pittore anche se il Soprani parla di più tele originariamente destinate a SS.Cosma e Damiano. La lettura dell’opera, da ascrivere al primo periodo del pittore (metà XVII secolo circa) per le evidenti ascendenze lombarde è fortemente compromessa, nonostante i restauri, dalle molteplici cadute della pellicola pittorica. In un scenario urbano che ricorda le imponenti architetture di Strada Nuova, il pittore raffigura i due Santi intenti a guarire persone di ogni età. Questa scena, impostata con grande capacità compositiva, luministica e coloristica e che nella narrazione è affidata ad un’attenta retorica dei gesti, è sovrastata dalla Vergine col Bambino su una nube sorretta da una turba di angeli. La cappella di testa della navata destra era decorata dalla tela attribuita a Gio Andrea De Ferrari (ora sulla parete laterale) raffigurante il Transito di S.Giuseppe. La cappella di testa della navata sinistra presenta una pittura su tavola raffigurante la Madonna della Pietà e del Soccorso (XV secolo) attribuita a Barnaba da Modena o, secondo altri, a Taddeo di Bartolo. Nelle navate laterali erano poi presenti anche due opere oggi disperse: una Deposizione dalla Croce (1620 circa), col Cristo compianto dalla Madonna e da S.Francesco del fiammingo Johann Roos e le Anime purganti, a chiaroscuro, opera attribuita a Domenico Fiasella. L’Alizeri nella Guida artistica per la città di Genova (1846) riporta anche un quadro non più rintracciabile nella chiesa attribuibile nuovamente all’Assereto e raffigurante Le Sante vergini Agata, Apollonia e Lucia.
Le Guide
Ratti nel 1780, scrive: «ha titolo di Prepositura, e si ha d'essa notizia sin dall'anno 1041, tempo nel quale era Collegiata. Quattro buone tavole si conservano in questa Chiesa; una di Giovanni Rosa Fiammingo con Cristo morto, l'altra a chiaroscuro dipinta con le Anime del Purgatorio del Sarzana, e due dell'Assereto, che sono quelle, in una delle quali vedonsi le Sante Vergini Agata, Apollonia, e Lucia, l'altra quella dei ss. Cosma e Damiano espressi in atto di curare alcuni infermi, con additarli per unica slautevol medicina il ricorrere a Gesù, ed alla sua Santissima Madre».
Situata in Vico di San Cosimo, l’Anonimo fornisce una concisa descrizione dell’edificio sacro: «a tre navi, di gotica architettura con piloni di pietra, ed è delle più antiche di Genova. Quattro buone tavole vi si conservano, una di Gio’. Rosa fiammingo con Cristo morto, l’altra a chiaroscuro con le anime del Purgatorio del Sarzana, e due dell’Assereto; cioè quella, in una delle quali vedonsi le SS. Vergini Agata, Apollonia e Lucia, e l’altra è quella dei SS. Cosma e Damiano in atto di curare alcuni infermi»
Situata in Vico di San Cosimo, richiama «lo stil longobardico; la porta ad arco di mezzo tondo, i mostri consueti sui capitelli, e un romano architrave acconciato poco men che posticcio alle imposte, e un sarcofago dell’ultima decadenza latina sul tergo esteriore della tribuna» .
Alizeri afferma che la documentazione da lui consultata, fa risalire la chiesa a prima del 1188 quando in zona era situato un collegio di canonici.
«L’interno non ha di vecchio fuorchè le colonne, robuste a sostenere novelli muri che sogliono chiedere le inevitabili ingiurie dei secoli» . La chiesa non è particolarmente ricca di ornamenti, ma Alizeri cita la presenza di opere di Gioacchino Assereto, del Sarzana, di Giovanni Andrea de Ferrari e di Valerio Castello.
Bibliografia Guide
- Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 57-58
- Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 234
- Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 106
Bibliografia
Soprani R., Le vite de’ Pittori, Scoltori e Architetti Genovesi e de’ forastieri che in Genova operarono, Genova, 1674.
Ratti C.G., Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura, Genova, 1780.
Alizeri F., Guida artistica per la città di Genova. Terza giornata, Genova, 1847.
Alizeri F., Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, Tipi di Luigi Sambolino, Genova, 1873.
Alizeri F., Guida illustrativa del cittadino e del forestiero per la città di Genova, Genova, 1875.
Remondini A. e M., Parrocchie dell’Arcidiocesi di Genova: notizie storico-ecclesiastiche, vol. X, Tipografia del Tribunale, Genova, 1892.
Ceschi C., Architettura romanica genovese, Edizioni Luigi Alfieri, Milano, 1954.
Bognetti G.P., .Maria foris portas di Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi, in “L’età Longobarda”, II, Milano, 1966.
Marcenaro G., Repetto F., Dizionario delle chiese di Genova, Tolozzi Editore, Genova, 1970.
Bruno G., La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Edizioni Sagep, Genova, 1971.
Poleggi E., Cevini P., Genova, Laterza Editori, Bari, 1981.
AA.VV., Liguria, Guide d’Italia del Touring Club Italiano, Milano, 1982.
Pesenti F. R., La pittura in Liguria. Artisti del primo Seicento, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Stringa Editore, Genova, 1986.
AA. VV., La scultura a Genova e in Liguria. Dalle origini al Cinquecento, Fratelli Pagano Editori, Genova, 1987.
Galassi M.C., Pagano P., La pittura del ‘600 a Genova, Edizioni Longanesi & C., Milano, 1988.
Erbentraut R., Der Genuenser Maler Bernardo Castello 1557?-1629, LUCA, 1989.
Bozzo Dufour C., Architettura romanica a Genova, Donati Editore, 1993.
Le Guide
Ratti nel 1780, scrive: «ha titolo di Prepositura, e si ha d'essa notizia sin dall'anno 1041, tempo nel quale era Collegiata. Quattro buone tavole si conservano in questa Chiesa; una di Giovanni Rosa Fiammingo con Cristo morto, l'altra a chiaroscuro dipinta con le Anime del Purgatorio del Sarzana, e due dell'Assereto, che sono quelle, in una delle quali vedonsi le Sante Vergini Agata, Apollonia, e Lucia, l'altra quella dei ss. Cosma e Damiano espressi in atto di curare alcuni infermi, con additarli per unica slautevol medicina il ricorrere a Gesù, ed alla sua Santissima Madre».
Situata in Vico di San Cosimo, l’Anonimo fornisce una concisa descrizione dell’edificio sacro: «a tre navi, di gotica architettura con piloni di pietra, ed è delle più antiche di Genova. Quattro buone tavole vi si conservano, una di Gio’. Rosa fiammingo con Cristo morto, l’altra a chiaroscuro con le anime del Purgatorio del Sarzana, e due dell’Assereto; cioè quella, in una delle quali vedonsi le SS. Vergini Agata, Apollonia e Lucia, e l’altra è quella dei SS. Cosma e Damiano in atto di curare alcuni infermi» .
Situata in Vico di San Cosimo, richiama «lo stil longobardico; la porta ad arco di mezzo tondo, i mostri consueti sui capitelli, e un romano architrave acconciato poco men che posticcio alle imposte, e un sarcofago dell’ultima decadenza latina sul tergo esteriore della tribuna» .
Alizeri afferma che la documentazione da lui consultata, fa risalire la chiesa a prima del 1188 quando in zona era situato un collegio di canonici.
«L’interno non ha di vecchio fuorchè le colonne, robuste a sostenere novelli muri che sogliono chiedere le inevitabili ingiurie dei secoli» . La chiesa non è particolarmente ricca di ornamenti, ma Alizeri cita la presenza di opere di Gioacchino Assereto, del Sarzana, di Giovanni Andrea de Ferrari e di Valerio Castello.
Bibliografia Guide
- Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 57-58
- Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 234
- Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 106